Storia

  « Non c'è niente in Europa, non direi di simile, ma che possa anche lontanamente dare un'idea di ciò… Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è un colpo di stato. Lega il popolo al Re più della migliore delle leggi… »
  (Stendhal, 1817)
Intestazione del teatro sulla facciata esterna

Fondato per volontà di Carlo di Borbone, fu inaugurato con l'opera Achille in Sciro di Domenico Sarro e libretto di Pietro Metastasio. A Domenico Sarro vennero pagati, con apposita polizza emessa nel dicembre del 1737, 220 ducati «in soddisfazione della composizione del prologo ed opera in musica intitolata Achille in Sciro che si è rappresentata nel Teatro Reale di San Carlo il dì 4 novembre prossimo passato». Fu sede esclusivamente dell'opera seria; l'opera buffa si dava in altre sedi della città, una fra tutte il Teatro Mercadante (al tempo denominato "Fondo dei Lucri").

Nel frattempo, nel 1770 era stato ospite del teatro (solo come spettatore) il giovane Mozart.

Nel 1799, durante la Repubblica Napoletana, assunse la denominazione di Teatro Nazionale di San Carlo, per tornare alla precedente denominazione dopo la caduta della repubblica.

Decorazioni che sovrastano il palcoscenico, con in evidenza lo stemma della casata dei Borbone e l'orologio

La nuova sala, ricostruita dopo un incendio che la distrusse nel 1816, fu inaugurata il 12 gennaio1817 con la cantata Il sogno di Partenope di Giovanni Simone Mayr, già presente al San Carlo con altri lavori, tra cui Medea in Corinto (28 novembre 1813). La presenza di Mayr, come quella di Rossini, si doveva essenzialmente a Domenico Barbaja, il più grande impresario d'Italia e forse d'Europa.

Dal 1815 al 1822, il direttore musicale del teatro fu Gioachino Rossini che, in quel periodo, visse una delle sue stagioni più importanti e prolifiche. Successivamente l'incarico fu attribuito, tra gli altri, a Gaetano Donizetti, direttore artistico dal 1822 al 1838, che tra il 1823 e il1844 vi presentò ben 16 opere in prima esecuzione, fra cui il capolavoro Lucia di Lammermoor.

Durante la seconda parte del regno di Ferdinando II, anche il San Carlo subì il clima di decadenza generale della cultura napoletana. Lontani i tempi di Domenico Barbaja, ora la morsa della censura si faceva più stretta nella vita artistica del teatro. Particolarmente tormentato fu il rapporto con Giuseppe Verdi; il San Carlo ospitò la prima di due opere verdiane l'Alzira nel 1845 e la Luisa Miller nel 1849, ma i controlli dellacensura non erano troppo indulgenti verso il maggiore compositore italiano che, per la sua insofferenza alle rimostranze del regio censore, preferì mettere in scena a Roma, le prime esecuzioni di due fra i suoi maggiori capolavori: Il trovatore nel 1853 e Un ballo in maschera nel1859.

Architettura

  « Finalmente un vero palco reale, più bello certamente di quello del Covent Garden »
  (Margaret d'Inghilterra, in una visita al Teatro in occasione del 250º anniversario dalla fondazione)
Interno del teatro, la platea, i primi quattro ordini di palco ed il palco reale
Il palco reale

Il teatro, costruito su progetto di Giovanni Antonio Medrano, sorge addossato al lato Nord del Palazzo Reale, col quale è comunicante mediante una porta che si apre proprio alle spalle del Palco Reale, in modo che il Re potesse recarsi agli spettacoli senza dover scendere in strada.

Nel 1767 Ferdinando Fuga eseguì gli interventi di rinnovamento in occasione del matrimonio di Ferdinando IV con Maria Carolina e nel 1778ridisegnò il boccascena.

Nel 1797 fu realizzato un restauro delle decorazioni della sala ad opera di Domenico Chelli.

Nel 1809 Gioacchino Murat incaricò l'architetto toscano Antonio Niccolini per il progetto della nuova facciata principale, che fu eseguita in stile neoclassico traendo ispirazione dal disegno di Pasquale Poccianti per la Villa di Poggio Imperiale di Firenze.

Fu ricostruito in soli 6 mesi su progetto dello stesso Antonio Niccolini, dopo un incendio che lo distrusse nella notte del 13 febbraio 1816.

Nel 1834 fu avviato un nuovo restauro ad opera del medesimo Niccolini. Nel 1844-45 Francesco Gavaudan e Pietro Gesuè, con la demolizione della Guardia Vecchia, realizzarono il prospetto occidentale, verso il Palazzo Reale.

I palchi

Il 27 marzo 1969 il gruppo scultoreo niccoliniano della Partenope, presente sull'acroterio centrale del frontone della facciata principale, si sgretolò a causa di un fulmine e delle infiltrazioni piovane: tale avvenimento rese necessario rimuoverne una parte.

Nei primi anni settanta, dopo un incendio della copertura, fu rimosso anche quanto sopravvissuto dell'originale gruppo scultoreo in muratura e stucco. L'11 giugno 2007, dopo otto lustri, la Triade della Partenope ristrutturata, è finalmente tornata ad ergersi sulla sommità dell'edificio, grazie all'iniziativa dell'Associazione Culturale Mario Brancaccio, su progetto di ripristino dell'architetto Luciano Raffin.

Il 23 gennaio 2009 il teatro di San Carlo è stato restituito alla città. I lavori di ristrutturazione e restauro, coordinati dall'architetto Elisabetta Fabbri, sono durati cinque mesi: da luglio 2008 a dicembre dello stesso anno. È stato costruito un nuovo foyer al di sotto della sala teatrale; la sala stessa è stata restaurata, con la completa pulizia di tutti i rilievi decorativi, gli ori, la cartapesta e le patine meccate ed è stato inoltre aggiunto un impianto di climatizzazione, per il quale il flusso dell'aria è immesso nellaplatea attraverso una bocca posizionata al di sotto di ognuna delle 580 poltrone, ed in ogni singolo palco della sala. Il restauro della tela di 500 metri quadrati, posta a decoro del soffitto della sala, ha richiesto l'impiego di circa 1500 chiodi e 5000 siringate per il fissaggio della pellicola pittorica. Inoltre sono state interamente sostituite le poltrone della platea, la quale ha subito anche un intervento per il miglioramento della visuale degli spettatori e dell'acustica, già giudicata straordinaria prima dell'intervento.

L'Orchestra sancarliana

Particolare della facciata

L'Orchestra del San Carlo nasce insieme alla Fondazione nel 1737 per eseguire l'Achille in Sciro, opera inaugurale del teatro; negli anni ha sempre avuto un'impostazione teatrale, destinata a prime rappresentazioni di opere scritte, tra gli altri, da Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi. In particolare il solo ed unico Quartetto d'archi di Verdi fu composto per l'Orchestra del massimo napoletano, il cui manoscritto è ancora oggi conservato presso il Conservatorio di San Pietro a Majella. Se fino alla fine dell'Ottocento al San Carlo si sono susseguiti ospiti solisti e complessi ospiti (spesso stranieri), è nel 1884 che comincia la tradizione sinfonica, con la direzione di un giovane Giuseppe Martucci che eseguì un programma composto da musiche di Weber, Saint-Saëns e Richard Wagner. Da Martucci si susseguono grandi direttori come Arturo Toscanini (1909), Victor De Sabata (1928), e compositori come Ildebrando Pizzetti e Pietro Mascagni. L'8 gennaio 1934 è Richard Strauss a dirigere l'ensemble del Teatro, con l'esecuzione di brani esclusivamente di propria composizione.

L'ingresso

Dopo la seconda guerra mondiale, a dirigere l'Orchestra si susseguono assiduamente nomi qualiVittorio Gui, Tullio Serafin, Gabriele Santini, Gianandrea Gavazzeni fra gli italiani e Karl Böhm, Ferenc Fricsay, Hermann Scherchen, André Cluytens, Hans Knappertsbusch, Dimitri Mitropoulos fra gli stranieri, con Igor Stravinskij nell'ottobre del1958. Il decennio successivo vede invece la direzione di due giovani emergenti: Claudio Abbado al suo esordio nel 1963 e Riccardo Muti nel1967.

Il San Carlo è il primo teatro italiano a recarsi all'estero, dopo la seconda guerra mondiale (la quale comunque lo lascia strutturalmente quasi intatto). Nel 1946 l'ensemble è al Covent Garden di Londra, nel 1951 al Festival di Strasburgo ed all'Opéra di Parigi per le celebrazioni dei 50 anni dalla morte di Verdi. Oltre a ciò, dopo il Festival delle Nazioni a Parigi nel 1956, e quello di Edimburgo nel 1963, il San Carlo inizia un tour brasiliano nel 1969; inoltre è a Budapest nel 1973, a Dortmund nel 1981, a Wiesbaden nel 1983, 1985 e 1987, oltre che con Il Flaminiodi Giovanni Battista Pergolesi a Charleston ed a New York, negli Stati Uniti.

Particolare interno

Negli anni ottanta l'Orchestra ha Daniel Oren come punto di riferimento stabile, specie per quanto riguarda il comparto operistico; dal 1982 al 1987 ne è sovrintendente Francesco Canessa. Nel decennio successivo si assiste ad una ripresa dell'attività sinfonica, in collaborazione con Salvatore Accardo, testimoniata da presenze, tra gli altri, come Giuseppe Sinopoli nel 1998, e Lorin Maazel nel1999 per una Nona di Beethoven particolarmente apprezzata ed applaudita.

Negli ultimi dieci anni inoltre si susseguono sul podio direzioni quali quelle di Georges Prêtre, Rafael Frühbeck de Burgos, Mstislav Rostropovic, Gary Bertini, Djansug Khakidze e Jeffrey Tate (che ha assunto la carica di direttore musicale del teatro dal maggio 2005). Oltre a Tate, il San Carlo ha visto la direzione musicale di Bertini nella stagione 2004-2005, e di Gabriele Ferro dal 1999 al 2004. Con lo stesso Ferro il San Carlo porta il dittico stravinskiano Perséphone-Œdipus Rex nell'antico teatro di Epidauro in Grecia, esibendosi con un casti composto tra gli altri da Gérard Depardieu e Isabella Rossellini. Nel giugno 2005 è in Giappone, a Tokyo e Otsu, conLuisa Miller e Il Trovatore di Verdi, e nell'ottobre dello stesso anno a Pisa con le Cantate per San Gennaro (con la revisione musicale diRoberto De Simone e la direzione musicale di Michael Güttler), ospite del Festival Internazionale della Musica Sacra "Anima Mundi". L'Orchestra ha inoltre contribuito alla doppia vittoria, nel 2002 e nel 2004, del prestigioso Premio Abbiati assegnato dalla critica musicale italiana.

Il corpo di ballo 

Il teatro visto da piazza Trieste e Trento

Già da prima della costruzione del nuovo Teatro, tra le disposizioni del re Carlo I di Borbone ci fu quella di limitare gli "intermezzi buffi" negli intermezzi di opera seria, a favore di una coreografia che riprendesse i temi principali dell'opera rappresentata. All'apertura del San Carlo tale disposizione venne mantenuta, allargandosi successivamente ad interi spettacoli di danza, che portarono alla costituzione di una vera e propria "scuola napoletana" che andava via via affermandosi con la fama che il Teatro riscosse via via in Europa.

Gaetano Grossatesta fu il primo coreografo del nuovo Teatro, e fu l'autore dei tre balli che accompagnarono l'opera inaugurale del San Carlo, l'Achille in Sciro di Domenico Sarro: uno venne eseguito prima dell'inizio dell'opera, un altro nell'intervallo e l'ultimo dopo la conclusione; i titoli erano: Marinai e ZingariQuattro StagioniI Credenzieri). Il Grossatesta rimase attivo al San Carlo per oltre trent'anni, componendo regolarmente tutte le musiche dei propri balletti. La tradizione di far coincidere le figure di coreografo e compositore fu interrotta da Salvatore Viganò, napoletano molto attivo al San Carlo e nei Teatri delle maggiori capitali europee (Parigi, Londra, Vienna), che impose un'evoluzione drammaturgica dello spettacolo di danza, approdando poi al "balletto d'azione" ed al "coreodramma". Da ricordare altri celebri coreografi formatisi al San Carlo: Carlo Le Picq, Gaetano Gioia, Antonio Guerra e Carlo Blasis, che con la moglie Annunziata Ramazzini insegnò successivamente alla nascente Scuola del Bol'šoj a Mosca.

Particolare della facciata laterale

Tra le danzatrici si ricorda Amelia Brugnoli, Fanny Cerrito e Fanny Elssler che con Maria Taglioni formò la leggendaria terna del balletto romantico francese. Tra i coreografi inoltre si ricorda Salvatore Taglioni (zio di Maria), direttore dei balli al San Carlo dal 1817 al 1860, e tra le ballerine Carlotta Grisi ed Elisa Vaquemoulin.

La danza al San Carlo subisce il mutamento dei gusti della società, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Viene superata la crisi estetica del romanticismo, pur tuttavia senza trovare una propria identità, ma affidandosi alla moda nazionale dei festosi polpettoni allaManzotti, tra Ballo Excelsior e Pietro Micca. La grande "star" internazionale Ettorina Mazzucchelli muove i suoi passi.

Al termine della guerra, la Compagnia del Teatro di San Carlo riacquista prestigio, ospitando tra gli altri: Margot Fonteyn, Carla Fracci,Ekaterina Maximova, Rudolf Nureyev, Vladimir Vassiliev, e a quest'ultimo sono affidate molte coreografie degli spettacoli rappresentati in Teatro. Più di recente hanno danzato come ospiti Roberto Bolle, Ambra Vallo, Eleonora Abbagnato. Negli ultimi anni è da sottolineare poi il contributo di Roland Petit: Il pipistrello e Duke Ellington Ballet. Susseguirono le direzioni di Luciano Cannito, Elisabetta Terabust, Anna Razzi, Giuseppe Carbone e Alessandra Penzavolta, quest'ultima l'attuale direttrice.

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