I Romani dell’epoca imperiale già conoscevano la Solfatara. Strabone (66 a.C. -24 d.C.) ne dà la più antica testimonianza scritta giunta fino a noi, nella sua “Strabonis
geographica”, indicandola con il nome “Forum Vulcani”, Dimora del Dio Vulcano, ingresso per gli Inferi. La Solfatara apre ufficialmente alla visita nell’anno 1900, pur essendo
sin da tempi remoti meta di escursioni per i noti fenomeni vulcanici, per la cura delle acque sulfuree e per le stufe calde; era infatti compresa tra le quaranta più famose
terme dei Campi Flegrei sin dal Medioevo.
Breve descrizione del Vulcano Solfatara LA SOLFATARA
Ti accoglie, quando da Napoli arrivi a Pozzuoli, un antico androne che nulla tradisce di quanto custodisce. Un vecchio arco tra le vie ed i palazzi che, a guardarlo, non puoi fare a meno di chiederti: sarà questo l’indirizzo giusto? Biglietto, informazioni, rassicurazioni: sei nel posto giusto. Eppure, nonostante la rigogliosa macchia mediterranea e l’incredibile quiete t’invitino a rallentare, a goderti l’attimo, il tuo passo è spedito, cerchi conferme, vuoi qualcosa che assomigli ad un vulcano, uno sbuffo, un odore, un colore particolare: attenzione a quello che desideri! Immune alla festa di mirtilli, indifferente al corbezzolo rosso-arancio, continui a correre tra alberi e fiori, un enorme e profumato muro verde che s’apre d’improvviso… La prima sensazione è di essere si, nel posto giusto, ma nel momento sbagliato. Mentre nella testa riprende vigore quella vocina che stamattina insisteva per andar per musei. Intanto, l’andatura ha subito un brusco rallentamento, ora i passi sono lenti, attenti, e mandi avanti lo sguardo prima ancora dei piedi: saggia decisione. Ribollir di fango, fumarole alte fino al cielo, colori e odori, odori e tremori, fumo e rumori, sinistri rumori: benvenuto alla Solfatara, 4000 anni ma non li dimostra. È lei…………..
La perla dei Campi Flegrei
Dalla collina di Posillipo nel cuore di Napoli, fino a Miseno, lembo estremo della terra ad occidente. Passando per Nisida, piccola isola dell’arcipelago partenopeo, già Tortuga in salsa napoletana nelle scorribande piratesche del XVII secolo, nonché dimora di Marco Giunio BRUTO, politico romano noto per essere stato uno degli assassini di Caio GIULIO CESARE. Ecco i CAMPI FLEGREI, 200 KMquadrati di: STORIA, NATURA e MITOLOGIA nei quali si erge maestoso il monte più giovane d’Europa, non a caso battezzato MONTENUOVO. Il gigante, con i suoi appena 5 secoli di vita e il parto travagliato (durato una manciata di ore nella notte del 29 settembre del 1538) pagato a caro prezzo dal villaggio di TRIPERGOLE, letteralmente spazzato via dalla furia dell’eruzione, è oggi una splendida oasi WWF visitabile gratuitamente. A pochi metri: IL LAGO D’AVERNO, inquietante ingresso agli inferi secondo VIRGILIO, e la città di CUMA, prima COLONIA GRECA in Italia (730 a.c.), tra le cui rovine spicca la splendida galleria -scavata nella roccia- dimora di DEIFOBE, meglio conosciuta come la SIBILLA CUMANA. E, praticamente attaccata a quello che è considerato uno dei meglio conservati ANFITEATRI DELL’ETA’ FLAVIA (è forse l’unico a vantare integri e VISITABILI I SOTTERRANEI), terzo d’Italia -dopo il COLOSSEO e CAPUA- per capienza e grandezza, ecco il cuore pulsante dei Campi Flegrei: LA SOLFATARA. E basta un’occhiata,ancora oggi, per capire subito perché i marinai greci, navigando lungo le coste della Campania nell’VIII secolo a.c., alla vista di questa terra inquieta, la battezzarono: “FLEGRAIA”, cioè “TERRA ARDENTE”. Un “FUOCO” che nelle viscere potrebbe ardere ……………
Dalla Solfatara al Vesuvio “Che collegamento c’è tra il VESUVIO e la SOLFATARA?” Chiese il turista, perso tra i fumi del cratere di POZZUOLI, all’anziana guida che l’aveva dapprima accompagnato a guardare il panorama sul cono del gigante napoletano e poi tra gli INQUIETANTI FENOMENI dell’irrequieto VULCANO FLEGREO. “S’immagini una scenetta familiare-tagliò corto il CICERONE- con il papà che dorme e il figlio che fa un gran chiasso.” Accidenti, un mix di immediatezza e praticità da mandare al tappeto qualsiasi teoria partorita dalla vulcanologia moderna che vuole- e su questo non ci sono dubbi- il VESUVIO fuori dalla zona dei CAMPI FLEGREI e, probabilmente, nessuna connessione tra la SOLFATARA e il colosso partenopeo in quanto a vie…sotterranee. Ma su quest’ultimo punto qualche scetticismo c’è. Una cosa,comunque, mette tutti d’accordo: vedere la SOLFATARA aiuta a capire cosa possa essere accaduto a POMPEI e ad immaginare cosa potrebbe accadere se il VESUVIO dovesse ridestarsi dal suo sonno. “Ma allora, se il Papà dovesse improvvisamente risvegliarsi- continuò il TURISTA sempre rivolto alla sua guida- il figlio la smetterebbe di fare baccano?” Senza scomporsi, l’accompagnatore, sentenziò: “Tutt’altro, solo che a quel punto dubito che qualcuno farebbe più caso ai capricci della SOLFATARA.” Già, capricci che cominciano proprio …………..
Nella bocca del cratere
Unico ingresso nella parete ovest, una piccola falla nel muro di pietra che consente ai visitatori l’accesso al vulcano e a quest’ultimo di affacciarsi sull’incantevole GOLFO DI POZZUOLI. Circa 100 metri sopra il livello del MARE, la SOLFATARA corre per 33 ettari nella sua caratteristica forma ovale con i due assi pari a 770 e 580 metri. Appartenente alla categoria dei cosiddetti VULCANI QUIESCENTI, in un fase definita,non a caso, SOLFATARICA, il cratere è figlio di un’ unica esplosione (MONOGENETICO), avvenuta 4000 anni fa, anche se alcuni TESTI MEDIOEVALI parlano di un’altra presunta ERUZIONE, datata 1198, ma la totale assenza- sul campo- dei necessari riscontri, escluderebbe questa ipotesi. Di sicuro, è l’unico dei CAMPI FLEGREI a “vantare” una COLATA LAVICA che -attraverso il monte OLIBANO e sotto le scarpe dell’ACCADEMIA AEREONAUTICA DI POZZUOLI -si riversò direttamente in MARE. Vistoso, maestoso, anche se non ancora “ufficiale” (numerosi e vari gli studi e le verifiche tuttora in corso in ogni angolo del cratere), il CONO ERUTTIVO, assolutamente compatibile per forma e striature al RIGURGITO LAVICO. Poche, necessarie, recinzioni in una spianata che -per scelta precisa- offre una ricca cartellonistica didattico- informativa e riduce all’essenziale le indicazioni in merito al percorso da seguire. Lasciando quindi assoluta libertà di movimento agli spiriti curiosi e, in generale, a tutti coloro che non accontentandosi della pur ricca e varia visita canonica intendono andare………………..
Oltre il Fumo
Voi appartenete alla categoria di quelli che s’accontentano? Se così fosse, al vostro ingresso in SOLFATARA accadrà più o meno questo: rinuncerete ad ingaggiare una delle guide, preparate ed autorizzate, presenti sul posto e, raggiunta l’AREA ATTIVA, vi farete rapire dall’ATMOSFERA INFERNALE, comincerete a scattar foto tra le FUMAROLE che vi avvolgono rendendovi invisibili a occhi distanti e come prima cosa infilerete la testa nel………………
Pozzo dell’acqua minerale
Cercando di scovare i segreti di quella sorgente termale che ha ispirato la “BIBBIA” dell’IDROTERMALISMO nell’età classica, vale a dire il “BALNEIS PUTEOLANIS”- testo risalente agli inizi del 1200- attribuito a PIETRO DA EBOLI. Il quale, al seguito di FEDERICO II –suo signore- arrivato ai “BAGNI DI POZZUOLI” per curarsi prima di partire per LE CROCIATE, rimase affascinato dalle PROPRIETA’TERAPEUTICHE di: ACQUE, FANGHI, VAPORI e SUDATORII, tanto da scriverne e descriverne le qualità. Contribuendo così a rendere-sin dall’antichità- la SOLFATARA, e le STAZIONI TERMALI FLEGREE, le più famose d’EUROPA. Non a caso, tra ‘700 e ‘800, il vulcano puteolano rappresentava una tappa obbligata, e pregiata, nell’ambito del “GRAND TOUR”, canonico viaggio di piacere e di istruzione per i giovani delle FAMIGLIE NOBILI EUROPEE. Tornando alle PROPRIETA’ DELL’ACQUA, essa era ritenuta un toccasana nella cura di: NERVI, FEBBRI, malattie della VISTA e della PELLE, senza dimenticare la STERILITA’ femminile, come si evince da una tra le più eloquenti miniature contenute nel già citato testo di PIETRO DA EBOLI conservato negli ARCHIVI VATICANI. Un’altra edizione -altrettanto pregiata e forse appartenuta ad ALFONSO D’ARAGONA DUCA DI CALABRIA- è invece custodita nella BIBLIOTECA DELL’UNIVERSITA’ DI VALENCIA IN SPAGNA. Tirata fuori la capoccia dalla struttura di tufo e legno risalente agli inizi dell’ottocento, scoprirete che, oltre per un uso squisitamente termale(L’ACQUA HA UN SAPORE DI LIMONE), il POZZO serviva anche per estrarre ALLUME dalla falda acquifera sottostante. Ancora un pochettino intontiti dall’ANIDRIDE CARBONICA che pure avete annusato alla voce “MOFETE” infilandovi nel pozzo, la vostra attenzione verrà catturata dall’argilloso ribollir della…………
Fangaia
Una profonda crepa in quel che resta di un LAGO VULCANICO, una ferita mai rimarginata nella terra. VASCA NATURALE in cui si rimescolano: ACQUA PIOVANA, CONDENSAZIONE DEI VAPORI e ARGILLA in grosse quantità. Varia la natura dei GAS che fuoriescono, di conseguenza anche la composizione del liquido della FANGAIA. Praticamente, un PENTOLONE naturale dove viene sapientemente miscelato il FANGO poi estratto e utilizzato per fini TERAPEUTICO-TERMALI, come da tradizione secolare, se non addirittura millenaria. Assolutamente da non perdere l’antica MACCHINA (inizio ‘900) PER INSCATOLARE IL FANGO, esposta lungo il percorso, che consentiva di ESPORTARE quasi ovunque, così come l’ALLUME, lo ZOLFO e il BIANCHETTO (sopravvissute e contemplabili anche le VECCHIE MACINE), l’ARGILLA DELLA SOLFATARA. Acquistabile -ancora oggi- presso lo SHOP interno. Una delle particolarità più interessanti -sotto il profilo scientifico- della FANGAIA è la presenza degli “ARCHEOBATTERI”. Ovvero colonie di batteri che per la loro capacità di adattamento alle alte temperature e alle particolari acidità, potrebbero essere tra le più antiche forme di vita presenti attualmente sulla terra. “SULFOLOBUS SOLFATARICUS”, “BACILLUS ACIDOCALDARIUS”, “CALDARIELLA ACIDOPHILA”, i nomi non vi diranno niente, ma in compenso potrete VEDERLI osservando le striature di grigio ben evidenti all’interno della FANGAIA. Vedere, ma non toccare, è inutile cercare di attirarli buttando noccioline. Staccati a fatica dal recinto che impedisce i TUFFI NELLA FANGAIA, marcerete alla volta delle ANTICHE GROTTE, conosciute come ………..
Le Stufe Dette del PURGATORIO e dell’INFERNO per via delle diverse temperature sviluppate al loro interno, difficilmente resisterete alla tentazione di trasgredire al divieto che campeggia tra le due mini caverne, e vi ci infilerete: OCCHIO alle gocce di condensa che spesso si staccano dal soffitto, hanno una temperatura che va dai 50 agli 80 gradi centigradi. Un consiglio per evitarle: osservate bene il terreno, visto che le gocce cadono sempre nello stesso punto, e non avrete spiacevoli sorprese. Un tempo, in EPOCA ROMANA, erano soltanto due GROTTE NATURALI nella parete della montagna, e venivano utilizzate come SUDATORI oltre che per un AEROSOL… obbligato. Di fatti, sostando all’interno, si era costretti a respirare i particolari VAPORI SULFUREI che vi si sprigionavano. Queste due pratiche, combinate, erano (e sono) considerate un’ottima cura nelle AFFEZIONI DELE VIE RESPIRATORIE, per varie MALATTIE DELLA PELLE, nonché un toccasana per i DOLORI REUMATICI. Successivamente, cioè nell’ottocento, una struttura in muratura completò e mise in sicurezza LE STUFE che -in origine- erano comunicanti attraverso un cunicolo interno alla montagna concepito a forma di FERRO DI CAVALLO. Non un capriccio attenzione, ma una scelta precisa che consentiva ai fruitori dei SUDATORI, a seconda delle esigenze e delle capacità di sopportazione, di sedere più verso l’esterno- in zone evidentemente meno calde- o nelle VISCERE DELLA MONTAGNA dove la FULL-IMMERSION era garantita. Pensate che -ad oggi- nelle prime ore del mattino e in quelle che accolgono il tramonto, ancora è possibile trovare genitori del luogo che per una tradizione che si tramanda da secoli e spesso dietro consiglio medico pediatrico, accompagnano i bambini ASMATICI o sofferenti di PERTOSSE a respirare i VAPORI DELLA SOLFATARA. Respirate a pieni polmoni dunque, e per ben due motivi( anzi tre ma il terzo merita un discorso a parte), primo: fa benissimo alla salute, secondo perchè state per essere ricevuti nientemeno che dalla REGINA:
La Bocca Grande A vederla, soprattutto talmente vicina da poterla toccare(si fa per dire visto che lo sbuffo di vapore arriva a 160 GRADI CENTIGRADI), mette davvero soggezione, una lezione sul campo in merito alle FORZE DELLA NATURA, e alla potenza che esse possono sprigionare. Rapiti da quello che vi circonda, non presterete attenzione a dove mettete i piedi e, nella migliore delle ipotesi, le vostre scarpe griffate soffriranno le pene dell’INFERNO su quei 100° di FUMAROLA che state pestando senza accorgervene. D’altronde, tutta l’area circostante è un ENORME CALDERONE e voi ci siete dentro. Se poi siete venuti a girar per crateri con i sandaletti chic o le pantofoline stile mappatella beach, beh… problemi vostri. Stabilite le gerarchie, e compreso appieno che con simili fenomeni non è proprio il caso di scherzare, potete stupire voi stessi con la CONDENSAZIONE (IONIZZAZIONE) del vapore. Bruciate un pezzo di carta con il vostro accendino, avvicinatelo ad uno dei tanti sbuffi e state a guardare. Se sopravvivete all’ ESPERIMENTO, vedrete l’altra faccia della FUMAROLA PRINCIPALE DELLA SOLFATARA, Quella dei mille COLORI. A cominciare dalle sfumature GIALLO-ROSSO-ARANCIO dovute al naturale mix di: ZOLFO, ANTIMONIO E ARSENICO che viene fuori a cavallo del getto di vapore prima di posarsi sulle PIETRE(e che pietre) circostanti. Vi chiederete, così come fan tutti, quanto potrà durare ancora uno sbuffo simile, se l’attività, così intensa è continua in ogni momento del giorno e della notte, è destinata a durare nel tempo o potrebbe esaurirsi già domani. Mah, difficile azzardare delle ipotesi in merito, tuttavia potrebbe aiutare il fatto di sapere che-sbuffo più sbuffo meno- sono MILLENNI che va avanti così. A puzzare puzza, su questo ci sono pochi dubbi, UOVA MARCE per essere precisi, il caratteristico odore dell’ACIDO SOLFIDRICO(H2S), ma vi sembrerà meglio di un prato in fiore quando avrete saputo del… Ma di questo ne riparliamo in separata sede. Tornando ai colori, avrete anche il POLLICE VERDE. Soprattutto se decidete di toccare le rocce circostanti la fumarola principale ricche di un’ALGA(unicellulare), la “CYANIDIUM CALDARIUM” che, per capacità di adattamento al calore e alle acidità, è quasi UNICA. Sembra, infatti, che sia possibile trovarla-oltre che in SOLFATARA- sull’isola d’ISCHIA, a largo del golfo di Pozzuoli, e nel cuore dello YELLOWSTONE PARK negli Stati Uniti. Ah, quasi dimenticavo: avrete il pollice verde perché vi si attaccherà alle dita. Ma andiamo avanti: dinanzi alla regina, con uno sbuffo altrettanto prepotente(circa 4 ATMOSFERE DI PRESSIONE ), c’è la PRINCIPESSA, meglio conosciuta dagli addetti ai lavori come la…………..
Bocca Giovane Dalle caratteristiche molto simili alla bocca grande, la “FUMAROLA BASSA”è nata appena pochi anni fa e, per essere precisi, nel 1984, al culmine dell’ultima CRISI BRADISISMICA(durata due anni) che ha interessato l’AREA FLEGREA e POZZUOLI in particolare. Una spaccatura nella caldera che rappresenta, indubbiamente, un evento eccezionale nella vita di un VULCANO QUIESCENTE qual èla SOLFATARA. Ecco, se appartenete alla categoria di quelli che s’accontentano, come si diceva qualche rigo più su, a questo punto -dopo oltre un’ora di MASCELLA A TERRA e FOTO A RAFFICA- la vostra visita può considerarsi, diciamo pure, CONCLUSA IN MODO SODDISFACENTE. Potrete rifocillarvi, e riposare le stanche membra, nella quiete dello CHALET INTERNO al vulcano, tra una bibita fresca, magari un bicchiere di buon VINO dei VIGNETISOLFATARA-ASTRONI, e una cartolina raffigurante il vecchio osservatorio FRIEDLANDER(vulcanologo tedesco) costruito agli inizi del ‘900 a ridosso della bocca grande, e definitivamente crollato nel 1984. Se invece avete “FAME”, se siete CURIOSI, se avete compreso appieno di essere in un LUOGO forse UNICO AL MONDO e volete saperne di più, allora la pur comoda sedia del bar può aspettare e, cominciando dalla fine, vi chiederete cosa esattamente sia una “CRISI BRADISISMICA”. E interrogherete guide e “MANGERETE” cartelloni esplicativi per andare oltre il riduttivo “SU E GIU’” della CALDERA FLEGREA, ballerina per antonomasia. Allora, ecco a voi la MALEDIZIONE DELLA TERRA PUTEOLANA, signori il……….
Bradisismo Un fenomeno unico al mondo, con ogni probabilità il prologo alla nascita di MONTENUOVO e la causa dello sprofondamento in mare della famosa CITTA’ SOMMERSA(assolutamente imperdibile)di PUNTA EPITAFFIO a BAIA. Dal greco, l’etimologia della parola- quantomai esplicativa- è questa: BRADIUS, cioè lento, e SEISMOS, ovvero movimento. Lento movimento del suolo dunque, con due momenti fondamentali definiti: FASE POSITIVA e FASE NEGATIVA. Il BRADISISMO POSITIVO è la cosiddetta fase DISCENDENTE, alla quale non sono mai associati(statisticamente parlando) MOVIMENTI TELLURICI che vadano oltre la sensibilità dei SISMOGRAFI. Per contro la FASE NEGATIVA è costantemente associata a SCOSSE SISMICHE ripetute e rilevanti. In breve: quando l’ascensore va su, BALLA tutta la città di POZZUOLI e DINTORNI, con conseguenze che potrete facilmente immaginare. Tuttavia, per comprendere la portata esatta del problema, dovete anche sapere che: nel corso della crisi targata 1982-84 che ha portato alla nascita della cosiddetta “BOCCA NUOVA” all’interno della SOLFATARA, il suolo- nella zona del PORTO DI POZZUOLI - è venuto su quasi di TRE METRI E MEZZO, talmente tanto che al posto del MOLO è spuntata la SPIAGGIA. Immaginate una forza che da sottoterra spinge, talvolta in modo prepotente, il suolo verso l’alto, come se volesse SPACCARLO, SFONDARLO, VENIRE FUORI. Beh, adesso non immaginate troppo, raggiungeteci sul posto e ne parliamo in modo più approfondito. Nel frattempo, occhi bassi, entriamo in quello che nell’estate del 1987, un eccentrico GEOLOGO FRANCESE in visita al cratere, definì il……….
Paradiso dei collezionisti di pietre Lo studioso transalpino, oltre a trovarsi di fronte una VARIETA’ ECCEZIONALE, ed alcuni pezzi più unici che rari, fu colpito dal fatto che ogni PIETRA, ROCCIA o CRISTALLO fosse a portata di mano, esattamente li dove madre natura si era premurata di sistemarli. Siamo certi, vi sentirete l’ultimo degli ALCHIMISTI al cospetto del CINABRO(Hg S), sapiente miscela di ZOLFO e MERCURIO, e resterete abbagliati dal BIANCHISSIMO CAOLINO(antico colorante della CERMICA DI CAPODIMONTE) “infilato” nel costato di una parete rocciosa che sembra raccontare –lentamente- MILLENNI DI EVENTI. TRACHITE sfogliata dal tempo e TUFO GIALLO, rocce vestite d’arancio (SOLFURO DI ANTIMONIO) e CRISTALLI DI ZOLFO che si manifestano in mille modi, sempre in un brillare continuo. Poi, a ridosso della BOCCA GRANDE, il REALGAR (As S), un composto di ZOLFO e ARSENICO che genera un cristallo ROSSO-BOURDEAUX autentica gioia per gli occhi e, senza dubbio, la pietra più preziosa della collezione. Bella ma delicatissima, in quanto FOTOSENSIBILE, ovvero sensibile alla luce al punto da sgretolarsi, perdendo brillantezza e colore (trasformandosi in ORPIMENTO) se esposta ad essa. Una menzione particolare la meritano anche i……..
Lapilli Accrezionali Per gli esperti: trattasi di frammenti piroclastici, per noi di curiosissime palline di CAOLINO duro, dalla superficie incredibilmente liscia, incastonate come DIAMANTI nelle pareti rocciose del cratere. Il naturale processo di sgretolamento delle rocce, dopo qualche migliaio di anni, ha riportato alla luce l’ennesima testimonianza degli sconvolgenti EVENTI IDROMAGMATICI che hanno caratterizzato la nascita della SOLFATARA. E non sarà necessario ingaggiare uno dei sette nani, col piccone d’ordinanza, per portarvi a casa uno tra i SOUVENIRS più gettonati del vulcano, basterà un’ unghia affilata. A questo punto comincerete a sentirvi un tantino soddisfatti, sazi di risposte, e- nel rispetto di una tra le più sentite tradizioni religiose locali- ringrazierete……. |
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