GESTI E MIMICA
L’ uomo comunica simultaneamente su due livelli distinti, ma anche strettamente connessi: il livello verbale e quello non verbale, quello dei gesti è sicuramente un linguaggio, con le sue
convenzioni semantiche ed il complesso apparato dei simboli. Però, mentre nel caso del linguaggio verbale il codice è la lingua che si parla (comunicazione bocca-udito), in quello dei gesti il
codice è rappresentato da un’estesa e complessa serie di espressioni del corpo.
Recenti studi condotti dall’Istituto di psicologia del Centro Nazionale di Ricerca e presentati a Londra al Congresso europeo di Psicologia sostengono la tesi che fino all’età di un anno tutti
gli esseri umani sono capaci di comunicare sia con le parole sia con i gesti. Nei mesi successivi, però, è l’ambiente in cui viviamo a farci dimenticare questa dote. Ed è per questo che mentre
nei popoli nordeuropei i bambini perdono quasi subito questa capacità, nei popoli mediterranei le due forme di comunicazione (vista-mani oppure bocca-udito) continuano ad esprimersi parzialmente
insieme oppure si alternano. Ciò non significa che una volta persa la capacità di comunicazione gestuale, non si è più in grado di recuperarla: sostiene, infatti, il medesimo studio che se la
vita offre nuovamente l’occasione, questa forma d’espressione potrà essere, con la pratica, nuovamente recuperata. Tuttavia la decodifica corretta dei segnali non verbali è molto complessa perché
il linguaggio non verbale, detto anche analogico, non conosce un “vocabolario” ed una grammatica ben definita.
Questo è valido per tutto l’universo tranne una eccezione: Napoli!.
La mimica facciale dei napoletani è unica, basta pensare alla mimica della maschera di Pulcinella, a quella di Totò, Eduardo, Viviani ed a quella del compianto Troisi. Ma basta anche guardare queste foto tratte dal libro “La Napoli di Bellavista” di Luciano De Crescenzo 1, o osservare la gente che si incontra per strada. Il linguaggio gestuale dei napoletani è antico; pare che in esso sopravvivano gesti pervenuti da popoli stanziali in epoche pre-grecoromane. Il popolo napoletano è comunicatore; la comunicazione non verbale serve ad enfatizzare quella verbale quando il napoletano può esprimere la sua teatralità.
Il linguaggio delle mani, come ogni forma di comunicazione evoluta, ha anche i suoi dialetti e non è difficile trovare nel territorio dell’antico Regno di Napoli, abitanti posti in regioni diverse che con lo stesso gesto indicano due concetti completamente differenti.
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