Diverse sono le storie che si sono susseguite e tuttora riecheggiano su quello squarcio sulla facciata est del Maschio Angioino. Alcuni quella cannonata la fanno risalire agli assalti dell’esercito di Luigi I di Ungheria intorno al 1345 mentre altri giurerebbero sia stata opera di Carlo VIII di Francia durante il saccheggio del 1494.
In realtà la facciata della fortezza prima Angioina, poi Aragonese ed infine Borbonica subì quella “ferita” in un periodo storico molto più recente. Nel 1943 lanave Caterina Costa, di proprietà dell’armatore genovese Giacomo Costa ma requisita dalla regia Marina nel corso della seconda guerra mondiale ed adibita al trasporto di rifornimenti bellici sulla tratta per il nord-Africa, ormeggiava nel porto di Napoli dopo essere stata riparata in seguito ad un attacco aereo in Tunisia. La nave era stata caricata con decine di carrarmati, quasi 8000 quintali di carburante e oltre 1500 tonnellate di munizioni.
Il 28 marzo, per cause ancora sconosciute, divampò un terribile incendio a bordo che portò poche ore dopo ad una terribile esplosione. La deflagrazione fu tale che , la zona del rione San’Erasmo fu quasi rasa al suolo, lamiere e pezzi infuocati raggiunsero mezza città causando incendi e distruzione, un carrarmato atterrò sul tetto di un palazzo di via Atri e neanche il Vomero scampò alla furia dell’esplosione.
Ovviamente il Maschio Angioino non fu risparmiato e porta ancora oggi su una facciata i segni di quel terribile incidente che costò la vita a 600 persone ferendone 3mila. Non si sa cosa abbia realmente scheggiato il lato est del Castel Nuovo ma di certo la “cannonata” non fu inflitta durante uno dei numerosi assedi che il Maschio Angioino subì.
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