Eduardo Scarpetta (Napoli, 13 marzo 1853 – Napoli, 29 novembre 1925) è stato un attore e commediografo italiano.
Fu il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento. Creò il teatro dialettale moderno, che ancora oggi si usa e si specializzò nell'adattare la lingua napoletana in moltissime pochade francesi; la sua commedia più celebre, Miseria e nobiltà, fu però una creazione originale del suo repertorio.
Vanta una carriera lunghissima di commediografo (dal 1875), interrotta bruscamente da una celebre causa intentatagli da Gabriele D'Annunzio nel 1904.
Scarpetta fu anche attore cinematografico agli albori della “settima arte”. Egli girò alcuni film per una casa di produzione milanese, la “Musical Film” di Renzo Sonzogno, tratti dalle sue commedie: Miseria e nobiltà (1914, diretto da Enrico Guazzoni), La nutrice (1914, diretto da Alessandro Boutet), Un antico caffè napoletano (1914), Tre pecore viziose (1915) e Lo scaldaletto (1915) diretti da Gino Rossetti. Di questi film ci rimangono solo alcune foto di scena di Scarpetta e di altri interpreti.
Padre di un numero altissimo di figli (riconosciuti e non) oltre a Vincenzo, Domenico, Maria Scarpetta, vi sono i celebri Eduardo, Peppinoe Titina De Filippo, il poeta Ernesto Murolo (padre del cantante Roberto Murolo), Eduardo (De Filippo) in arte Passarelli e suo fratelloPasquale De Filippo.
A Napoli si svolse il primo processo italiano sul diritto d'autore che vide contrapposti Eduardo Scarpetta e Gabriele D’Annunzio.
Il grande commediografo napoletano fu protagonista, suo malgrado, di una vicenda che ebbe ripercussioni in tutta la giurisprudenza successiva.
Il figlio di Iorio è una parodia scritta da Scarpetta del dramma La figlia di Iorio di D'Annunzio.
Dopo la stesura della parodia, il commediografo napoletano si recò da D’Annunzio e gli fece leggere l’opera.
Si racconta che il colloquio con D'Annunzio fu amichevole e il poeta si divertì molto alla lettura dell'opera ma negò a Scarpetta il permesso scritto per la messa in scena de Il figlio di
Iorio.
Scarpetta non si arrese e rappresentò l’opera al teatro Mercadante ma fu trascinato in tribunale da D’Annunzio.
L’intervento di Scarpetta in Tribunale fu quasi una pièce di teatro e fu riportata dai giornali dell'epoca.
Scarpetta in presenza del pubblico, sia pure quello di un tribunale, non resistette ad accattivarsene le simpatie recitando la sua parte nel rispondere alle domande, alle battute, del
presidente:
«Scarpetta: Ecco, Signor Presidente , io non sono un oratore, farò del mio meglio...(ricominciando , con tono solenne) Signor Presidente, signori della Corte (scoppio di risa)
Presidente: Scarpetta, questa non è Corte, è Tribunale.
Scarpetta: me credevo che stevo facenno o' terz'atto d' O Scarfalietto...»
L’avvocato difensore di Scarpetta, Carlo Fioravante del Foro di Napoli che nella sua arringa diede prova di grandi capacità oratorie, mise in rilievo la funzione liberatoria della
parodia
« ...che cosa rappresenta la parodia, onorevoli signori? Rappresenta il bisogno imprescrittibile di ridere, il bisogno di chiedere un'ora di conforto e di tregua lungi dalle miserie e dalle
amarezze ond'è stata, e sarà sempre, travagliata la vita..»
La causa si protrasse sino al 1908, quando il tribunale emanò una sentenza in cui dichiarava il non luogo a procedere nei confronti di Eduardo Scarpetta perché il fatto non costituiva reato dando
così un'impronta di legittimità a tutte le successive parodie che avrebbero caratterizzato la storia dello spettacolo (FDP)
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