Il babà è un dolce tipico della pasticceria napoletanafatto con pasta lievitata, la cui consistenza spugnosa viene imbevuta in uno sciroppo liquoroso a base di rhum che gli conferisce l’inconfondibile sapore. Si presenta nella caratteristica forma a fungo di varie dimensioni, dai 5 ai 15 cm e nella variante a “ciambella” farcita al centro con la panna o con crema pasticcera e frutta sciroppata.
L’origine del babà va oltre i confini di Napoli: è stato inventato nel lontano Settecento dall’ex re polaccoStanislao Leszczinski, durante il suo esilio nel Ducato di Lorena, a seguito della sconfitta militare contro Pietro il Grande. Infatti, Stanislao, non potendo più esercitare il suo potere politico, era sempre affranto e amareggiato e per contrastare questo suo stato emotivo desiderava sempre qualcosa di dolce da mangiare. Era molto esigente e i suoi cuochi, non sapendo più cosa inventare, spesso gli portavano il “kugelhupf”, un dolce tipico di quel territorio, fatto con farina,burro, zucchero, uova e uva sultanina. Al sovrano spodestato non piaceva perché la pasta era troppo asciutta e priva di sapore, così un giorno, infuriato per l’ennesima razione di questo dolce, lo lanciò lontano, colpendo una bottiglia di rhum; nella stanza si sprigionò un particolare profumo e Stanislao, incuriosito, assaggiò il dolce imbevuto di liquore. Gli piacque molto e dedicò questa sua creazione ad Alì Babà, protagonista del celebre racconto tratto da “ Le Mille e Una Notte”, il libro che era solito leggere e rileggere nel suo lungo soggiorno a Luneville.
Dalla Lorena il babà arrivò presto a Parigi, nella pasticceria Sthorer, ancor oggi molto rinomata in città, situata al numero 51 di rue Montorgueil. Il babà Savarin nacque nel laboratori dell'omonima pasticceria francese che ebbe l’idea di chiudere la macedonia in un babà, privo di uvetta, spennellato con una confettura di albicocche.
Nell’800, sotto il dominio dei Borboni, la cucina napoletana conobbe l'influenza d'Oltralpe, grazie all’arrivo dei “monsù” gli chef francesi che furono chiamati in città per prestare servizio presso le nobili famiglie napoletane; fu in questo contesto che a Napoli arrivò il babà. Le prime fonti partenopee sul dolce risalgono al 1836, quando il cuoco Angeletti scrisse un manuale culinario per Maria Luigia di Parma. Fu grazie alla maestria dei pasticceri napoletani, attraverso una lunga lievitazione dell’impasto, che il babà divenne ancora più soffice e fu grazie anche alla loro inventiva che questo dolce assunse la tipica forma a fungo. Il tocco finale consiste nel bagnarlo con una soluzione di acqua e zucchero, aromatizzata al limone e corretta al rhum.
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