Barra | |
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Stato | Italia |
Regione | Campania |
Provincia | Napoli |
Città | Napoli |
Circoscrizione | Municipalità VI |
Altri quartieri |
Ponticelli San Giovanni a Teduccio |
Codice postale | 80147 |
Superficie | 7,819 km² |
Abitanti | 38 183 ab. |
Densità | 4 883,36 ab./km² |
Nome abitanti | Barresi |
Patrono | Sant'Anna |
Giorno festivo | 26 luglio |
Barra è un quartiere di Napoli, situato nella zona orientale della città, sulle pendici occidentali del Vesuvio.
Il suo territorio è prevalentemente pianeggiante e si trova a 15 metri sul livello del mare, con un'altitudine media di mt 44 s/m. Confina a nord col quartiere Ponticelli, e con il comune di Cercola, ad est con i comuni di San Sebastiano al Vesuvio e San Giorgio a Cremano, a sud con il quartiere di San Giovanni a Teduccio e ad ovest con i quartieri diPoggioreale e Zona Industriale.
Fino al 2005, era la 19ª circoscrizione del comune di Napoli, poi con la riforma amministrativa della città (deliberazioni nº 13 del 10 febbraio 2005, nº 15 dell'11 febbraio, nº 21 del 16 febbraio, nº 29 del 1º marzo e nº 68, del consiglio comunale della città di Napoli), sono stati istituite le Municipalità di Napoli e Barra unitamente ai quartieri di Ponticelli e San Giovanni a Teduccio forma la Municipalità 6 di Napoli.
Il casale di Barra è individuato già nelle carte di epoca angioina, dove viene denominata come Barra de Cozi, de li Cocze, de Coczi o de Coczis, ed era inserita nell'ambito di un territorio detto Trasano o Tresani. Tali denominazioni si ritrovano in un diploma di Carlo II d'Angiò del 1294, in un secondo della regina Giovanna Ie in un terzo di Carlo II d'Angiò (24 dicembre 1301). Non si ha invece traccia dell'esistenza di Barra in epoca Sveva, dato che essa non è ricompresa nell'elenco dei 33 casali di Napoli assoggettati al pagamento delle collette sotto Federico II di Svevia. Al termine del XVIII secolo si trattava ancora di un luogo umido, episodicamente investito dai miasmi delle vicine paludi napoletane. Purtuttavia, vi si individuava già a quell'epoca la presenza di alcune ville nobiliari (come Villa Roomer e la dimora del principe di Sannicandro) appartenenti al Miglio d'Oro
La sirena bicauda sormontata da una corona, era l'antico stemma del comune di Barra autonomo fino al 1925, quando poi verrà assimilato al Comune di Napoli.
« …nella totalità delle due università, col nome di Sirena e di SIRENA VESUVIANA… perché l'antico villaggetto della Sirena, l'embrione originario dell'attuale unico abitato, avrà in breve anche la sua acqua del Serino dai sifoni di cancello, se nol potette avere un tempo, quando quivi si distendevano ancora le delizie, ricordateci da Strabone, dall'acquedotto del Romano imperatore, e sarà diventata allora, senza confronti, la più affascinante e la più economica dimora estiva su i fianchi maestosi di Regina Partenope, pari ad una sua fedele e carissima damigella! » |
(Pasquale Cozzolino, La Barra e sue origini, 1899) |
Il Circondario fu una delle suddivisioni amministrative del Regno delle Due Sicilie, subordinate al distretto, costituito con la legge 132 del 1806, varata l'8 agosto di quell'anno da Giuseppe Bonaparte. Con l'occupazione garibaldina e l'annessione alRegno di Sardegna del 1860, l'ente fu soppresso. I circondari era l'unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno, ed erano costituiti da più comuni.
Il comune più importante era "capoluogo di circondario" ed era sede di sottoprefettura, tribunale e carcere. Il Circondario di Barra comprendeva i comuni di Ponticelli, di San Giovanni a Teduccio e San Giorgio a Cremano, ed era subordinato aldistretto di Napoli.
Il Miglio d'oro è quella zona compresa tra i quartieri napoletani di Barra e San Giovanni a Teduccio, e i comuni di San Giorgio a Cremano, Portici ed Ercolano, fino aTorre del Greco; essa è attraversta per la parte bassa dalla SS18 Tirrena inferiore (un tempo strada regia delle Calabrie) ed è definita '«d'oro» per la ricchezza storica e paesaggistica e la presenza di splendide ville vesuviane costruite a partire dal Settecento.
Carlo di Borbone, salito sul trono del Regno di Napoli nel 1735, rimase incantato dalla bellezza del paesaggio e dalla mitezza del clima della riviera Vesuviana, e commissionò ad Antonio Canevari la costruzione della Reggia di Portici.
Il panorama del Golfo di Napoli con vista su Capri, Ischia, e Procida il prestigio della presenza della dimora reale, fece sì che molti altri nobili decisero di trasferirsi lungo il Miglio d'oro facendosi costruire ville e giardini rococò e neoclassici da architetti del calibro di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice,Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo.
Le ville vesuviane censite e tutelate dall'Ente ville vesuviane del Miglio d'oro sono 122.
A Barra si trovano 11 ville vesuviane del Miglio d'oro tra cui:
Invece di altre nobili dimore presenti a Barra, non restano che i nomi, perché andate distrutte da varie cause:
Il Sebeto era il nome del fiume che bagnava l'antica Neapolis, attualmente con questo nome viene indicato un fiume, oggi quasi interamente coperto, che proveniente da Volla, passando dal vicino quartiere di Ponticelli, attraversa Barra nella zona delle raffinerie e sfocia aSan Giovanni a Teduccio. Una breve tratto del Sebeto è visibile tra via Galileo Ferraris e via Francesco Sponsilli.
La "Festa dei gigli" a Barra si tiene ogni anno, durante l'ultima domenica di settembre.
Nel corso della settimana precedente la domenica, nei vari rioni, allestiti dai comitati partecipanti, si svolgono folkloristiche manifestazioni. La domenica si ha la "ballata" dei Gigli che percorrono: Corso Sirena (percorso storico fino al 1954), Via Serino, Corso Bruno Buozzi e Via Luigi Martucci (questo circuito rotatorio, dà la possibilità allo spettatore di rimanere fermo ad un posto e veder sfilare davanti a sé tutti i Gigli). La "ballata" inizia verso le ore 11, poi c'è la pausa per il pranzo e termina a notte inoltrata. Non di rado la festa prosegue anche fino alle prime luci dell'alba.
La gara è puramente simbolica. In molti ritengono che la Festa dei Gigli di Barra tragga la sua origine dai riti di Cibele e Attis e dalle “Infrascate”, avvenimenti storici che in realtà a Barra non sono mai esistiti. Per l'esattezza la Festa dei Gigli di Barra fu importata da Nola; inoltre, il rito di Cibele e Attis si svolgeva nelle grosse comunità agrarie (Baiano (AV) insegna) e le “Infrascate” sono un rito che si svolgeva tra il Vomero (Antignano) e altre località limitrofe. Infine, non esiste alcuna documentazione riguardo allo svolgimento dei due riti suddetti a Barra, dunque tale ipotesi deve essere ritenuta non comprovata.
La devozione e il culto di Sant'Anna a Barra risalente all'inizio del '700 ormai fanno parte della cultura e della vita dei barresi. Per capirne il valore bisogna ricordare che i cittadini di Barra, nella maggior parte vivono una tradizione che ha le sue radici in una cultura agricola basata sulle feste e le ricorrenze religiose. Il tempo per la semina era santa(l'uva di fine luglio era chiamata infatti: "uva di Sant'Anna"). È comprensibile poi che in una cultura agricola poco elevata dal punto di vista dell'istruzione la gente si indirizzi ad un proprio santo per meglio comprendere e vivere il mistero cristiano. È chiaro poi che in questa cultura il santo diviene non solo il protettore del paese, ma anche il simbolo e l'orgoglio a cui si è legati particolarmente. Per questo a Barra Sant'Anna diviene la santa per antonomasia, e la statua non è solo la più bella, ma quasi un mezzo materiale per congiungersi al sacro, a Dio. L'immagine di Sant'Anna di Barra è una statua lignea del '700 di Giuseppe Picano, abile intagliatore di figure presepiali che lavorò anche per i Borbone vissuto tra 1716 e il 1810. L'ultima domenica di luglio una solenne processione si snoda tra le vie principali di Barra(centro storico). La meravigliosa statua settecentesca viene portata a spalla da numerosissimi cullatori sulla tradizionale Barca in cartapesta, accompagnata da un'enorme folla e da una banda musicale che suona l'antichissimo inno creato in suo onore, pieno di significato e suggestività, parole scritte da un anonimo barrese e musicato dal compianto maestro Raffaele Passaro all'inizio del XX secolo. Tutti i cittadini di Barra dal più grande al più piccolo cantano e ricordano con profonda devozione questo emozionante inno di Sant'Anna di Barra. Nel caso in cui il 26 luglio, festa di Sant'Anna, coincide con la Domenica, la processione si svolge la prima Domenica di agosto. Per questo antichissimo culto e soprattutto per i tanti devoti non solo di Barra la Parrocchia Ave Gratia Plena(chiesa madre di Barra) è stata elevata a Santuario diocesano di Sant'Anna nel 2010. Una bolla pontificia di Pio VII del 1822, conservata negli archivi parrocchiali, il parroco era Don Gaetano Ascione(parroco dal gennaio 1806 all’aprile 1825), decreta Sant'Anna unica Patrona dell'antico comune di Barra: ... è Sant’Anna che viene il 26 luglio di ciascun anno, giorno per detto Comune di doppio precetto, giusto riconoscimento del Sommo Pontefice Pio VII con l’assenso dell’Illustrissimo e Reverendissimo Arcivescovo di Napoli fu Luigi Ruffo di Scilla, de 9 luglio 1822.
La Napoli Barrese calcio a Cinque è una squadra italiana di calcio a 5 fondata nel 2002 con il nome di Mini Soccer Barra, che milita nel campionato italiano di Serie A di calcio a cinque.
Iscrittasi alla Serie D campana, vincendo il proprio campionato con 58 punti su 22 partite. Nella stagione 2005/2006 la Barrese domina il proprio girone di Serie B accedendo per la prima volta nella sua brevissima storia alla Serie A2.
Nella stagione 2006/2007 la Napoli Barrese ha messo in bacheca il suo primo vero trofeo conquistando la Coppa Italia di Serie A2.
La successiva stagione è quella della maggiore soddisfazione nella storia del club: al termine della stagione regolare arriva la promozione alla massima serie, con 51 punti.
Nel quartiere è presente il Centro Ester, struttura polisportiva di alto livello, la cui squadra di Pallavolo femminile ha ottenuto numerosi successi in ambito nazionale ed europeo.
Le istituzioni scolastiche a Barra:
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