Piscinola | |
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Stazione della metropolitana. | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Provincia | Napoli |
Città | Napoli |
Circoscrizione | Municipalità VIII |
Altri quartieri |
Chiaiano Scampia |
Codice postale | 80145 |
Superficie | 3,55 km² |
Abitanti | 28 221 ab. |
Densità | 7 949,58 ab./km² |
Nome abitanti | piscinolesi |
Patrono | Gesù Salvatore |
Giorno festivo | 6 agosto |
Piscinola è un quartiere di Napoli, situato nella periferia nord della città. Confina a nord con il quartiere di Scampia, a nord-ovest con il comune di Mugnano di Napoli, ad ovest con il quartiere di Chiaiano, a sud con il quartiere di San Carlo all'Arena e ad est con il quartiere di Miano.
Con il quartiere di Marianella e gli adiacenti quartieri di Chiaiano e Scampia, Piscinola costituisce, a partire dal 2005, laVIII Municipalità del Comune di Napoli.
Piscinola appartiene anche al gruppo dei Comuni soppressi, infatti perse l'autonomia amministrativa nel 1866, a seguito dell'annessione al Comune di Napoli. Con Marianella è stata legata amministrativamente, a partire dall'annessione al Comune di Napoli, come rione.
Nell'ultimo censimento Piscinola e Marianella contavano insieme una popolazione residente di circa 28.000 abitanti.
L’etimologia di Piscinola deriva dal termine “piscinula”, ossia "piscina" o "vasca", in riferimento forse ad un'antica struttura idraulica nelle vicinanze del primitivo insediamento abitativo. Nonostante il chiarissimo riferimento all'acqua, del tutto oscure sono l'ubicazione e le funzioni di tale vasca.
Tre sono le ipotesi: o si trattava di un serbatoio per la raccolta delle acque, in un sistema di irrigazione dei campi o di una cisterna, ad uso degli abitanti o di parte di un sistema di bonifica. A quanto pare le vasche erano due: c'era una vasca più piccola e antica, chiamata “piscinella”, sita presso le masserie delle cupe Filanda, Teverola e Perillo, dalla quale forse derivò l’etimologia della località, chiamata tuttora "Piscinella“ ed un’altra vasca, posta più a Sud e più grande della prima, di costruzione successiva.
Risulta verosimile pensare che, vista la ridotta capacità di stoccaggio della vasca primitiva, sorse la necessità, da parte dei primi abitanti, di costruire una seconda struttura più grande, per far fronte al bisogno demografico, ma anche da un nuovo insediamento sul territorio, che in relazione alla nuova opera probabilmente ne assunse la denominazione e fu chiamato, appunto, Piscinola.
Nel corso del tempo, la salubrità dell’aria di questo posto, le genuinità della terra e della sua gente, attrasse l’immaginario di alcuni cortigiani che vuoi per la vicinanza o sfuggire l’ira del sire vuoi per ricerca di quiete, pensarono di stabilirvisi edificando dei grandi palazzi, come il Palazzo De Luna, palazzo Don Carlo o successivamente i palazzi Grammatico e Chiarolanza che, alla moda dei vecchi feudatari, li vollero difesi da altissime mura e con giardino e cortile interno e podere retrostante.
Le tante storie sul perché questo villaggio si chiamò Piscinola, non hanno mai chiarito la questione, chi dice che fu dovuto all’utilità dei numerosi pozzi, chi sostiene che se così fosse si sarebbe dovuto chiamare Pozzuoli (famosa in epoca romana per la pozzolana che s’estraeva da vene a forma di pozzo) oppure doveva chiamarsi Pozzilli come la località in provincia di Isernia, conosciuta proprio per i suoi mille pozzi d’acqua sorgiva, ma qui non esistono vene pozzolaniche o sorgenti.
Più sicuramente Piscinola deriva dal latino piscina-ae: piscina come abbeveratoio, serbatoio d’acqua, supposizione che resta più attendibile perché riprende un’anteriore tradizione orale in auge sino ai tardi anni cinquanta che recitava così: «dall’oblò lucernario del soppegno del palazzo Chiarolanza, c’era, (sino al finire degli anni cinquanta), un curioso mezzobusto di monaco il cui indice della mano destra inclinata, indicava una precisa direzione, la cui proiezione, puntava nel bel mezzo della Piazza del Plebiscito...». In quegli anni si diceva che sotto quella piazza fosse seppellita una antichissima ed enorme piscina di costruzione etrusca o romana, il cui fondo celasse addirittura un favoloso tesoro, da cui il nome del Villaggio.
Resta il fatto che qui gli antichi, fecero le case sul corso delle “acquarole”, millenari corsi d’acqua alimentati per tre stagioni all’anno dalla pioggia, che scendendo dalla collina (sud), s’incanalava su tre letti, per Via Vittorio Emanuele (o cap ’e ’coppa) e Via S.S. Salvatore (sott ’a ’chiesa) e Via G.A. Campano (a via nova 'e Chiaiano).
I primi due corsi, confluendo, crearono la piazza o l’agorà del villaggio (Piazza Municipio e Piazza del Plebiscito) a nord per poi defluire in Via Aquarola (abbasci 'all’acquarone) e stagnare, dopo un lungo tratto, finalmente, nell’acquitrino di Scampia a nord-ovest, mentre il terzo corso, alla fine di Via G.A. Campano (a via nova 'e Chiaiano), deviava a sinistra della discesa, in una strada sterrata detta (abbasci ’e ’massarie o abbasci ’o ’Perillo, Filanda, Teverola e Perillo), andando ad irrigare la campagna.
In quel tempo per costruire le case, si scavava un buco nel tufo e quando si trovava quello giallo, si cavavano le pietre e si portavano su, mentre quel buco diventava cisterna o pozzo, dove si convogliava l’acqua piovana per berla o per lavarsi, così ogni palazzo aveva il suo pozzo e tutti vi attingevano, ognuno calava il secchio e da quello si dissetava, vuoi con un mestolo o un secchiello.
Gli anziani più vecchi raccontavano di non ricordare il nome del villaggio prima che si chiamasse Piscinola, rammentavano certamente che questo posto era antichissimo. Qualcuno ricordava memoria di avi remoti, che ancor prima che fosse edificata la chiesa, proprio sotto il campanile, c’era (mia memoria visiva) un’ara sacrificale di marmo bianco a base tonda con rilievi scolpiti intorno alla sommità e bassorilievi incisi sulla sua base di tipologia etrusca, greca o romana e che proprio su questo altare pagano, fosse stata edificata la chiesa del Salvatore, favola che non ha niente di fantastico, infatti, dopo il concilio di Nicea, parecchi templi pagani divennero chiese cristiane.
Sappiamo che queste terre, furono date ai veterani romani per difenderle dagli invasori, e che erano eccellenti ingegneri e che Piscinola ha un'orografia che presenta il sud in alto ed il nord in basso, per cui si può supporre attendibilmente che questi numerosi pozzi fossero collegati tra loro e che una volta colmi, convogliassero l'acqua esondata in un grande manufatto di utilità pubblica.
La zona a Nord di Napoli, un tempo assai fertile, fu abitata da Opici, Osci e Sanniti, come testimoniano i numerosi reperti archeologici, rinvenuti all'inizio di questo secolo, anche se probabilmente i primi abitanti di Piscinola furono i veterani romani, reduci dalle guerre puniche. A quell'epoca, verso il 326 a.C. Roma estese il suo dominio a Sud e colonizzò la Terra di Lavoro assegnando, appunto, l'ager publicus (vale a dire appezzamento di terreno pubblico) ai veterani, sia per coltivarlo, che per difenderlo con le armi, in caso di sommosse da parte delle popolazioni locali, di recente conquista. La colonizzazione fu lenta e solo verso il 100 a.C. si svilupparono i primi insediamenti stabili: chiamati "castrum" o "oppidium". A questo periodo risalgono la maggior parte dei reperti archeologici, rinvenuti nel XX secolo, sotto le antiche masserie Filanda e Splendore o vicino alle masserie Fiore ed Epitaffio. Il ritrovamento di vasi, anfore, armi e numerosi oggetti di vita quotidiana, dimostrano la preesistenza nei luoghi anche di ville patrizie.
In molti documenti antichi l'abitato di Piscinola è spesso menzionato anche col toponimo di Terra del Salvatore, forse a causa dei possedimenti (grance) posseduti a Piscinola dal monastero esistente sull'isoletta di Nisida, chiamata a quei tempi "isola S. Salvatoris". È da ritenere che, proprio a causa di questo legame storico, i monaci del convento di Nisida ebbero a contribuire non poco alla diffusione del culto del SS. Salvatore presso gli antichi abitanti di Piscinola.
Piscinola ha, quindi, una storia bimillenaria. Fu colonia romana, come attestano i resti delle molteplici case signorili e degli accampamenti militari trovati recentemente. Dopo le guerre puniche, Piscinola si andò strutturando in centro abitato e identificata con l'appellativo di "Vicus" o "Villa", secondo la politica messa in atto dai romani nei territori conquistati e concessi ai Veterani romani, legati alla terra da uno speciale vincolo di residenza, con il compito di difendere i luoghi, anche con le armi. Tale status rimase attivo anche dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, anche se con forme diverse da quelle originarie.
Appartenente alla Liburia Atellana, Piscinola subì nell'Alto Medioevo diversi saccheggi e incursioni da parte di popoli conquistatori, tra i quali i Longobardi, in lotta contro il Ducato Napoletano. Con il "Pactum", siglato da Arechi con il duca di Napoli, nell'anno 786, che sancì la divisione della "Liburia" tra i Napoletani e i Longobardi, Piscinola divenne "Casale" del Ducato Napoletano. La parola "Casale" deriverebbe dal termine "Casati", ossia abitanti dediti alla coltivazione della terra. Nell'XI secolo divenne "Borgo normanno", dipendente dalla Contea di Aversa, quando il duca di Napoli Sergio IV cedette Aversa e alcuni Casali, a Rainulfo Dengrot (Rainulfo I il Normanno), come dote di nozze di sua sorella, che fu offerta in sposa al Conte, in segno della pace intervenuta tra i due popoli.
La prima documentazione storica di Piscinola risale al VI secolo, quando Belisario, in guerra con i Goti, strinse l’assedio attorno alla città di Napoli. Alla fine, penetrato in città dall'acquedotto presso San Giovanni a Carbonara, sterminò la popolazione. Quindi si recò a Roma, dove papa Silverio lo rimproverò aspramente per la strage. Pentitosi, torno a Napoli l'anno successivo (536) e vedendo lo stato di abbandono della città, decise di ripopolarla. Perciò trasferì a Napoli gli abitanti dei casali circostanti (allora chiamati ville o vichi). Fra questi la villa più popolosa era quella di Piscinola. I primi documenti, nei quali si menziona il toponimo di Piscinola, sono gli atti notarili, che trattano la cessione di vari appezzamenti di terre. In alcuni di essi si citano anche le chiese Estaurite del SS. Salvatore e di S. Sossio. Il documento più antico risale all'anno 250.
Nei secoli che seguirono, Piscinola partecipò attivamente a tutti gli avvenimenti storici accaduti nella vicina Capitale del Regno.
La popolazione di Piscinola, fiera della propria dignità e delle proprie tradizioni rurali, è storicamente stata restia a qualsiasi tentativo di subordinazione ed ibridazione da parte della tendenza accentratrice cittadina. Già nel Medioevo, intorno all'anno 1000, mentre l’Italia meridionale si andava strutturando come Regno fortemente centralizzato, secondo l'organizzazione dei Normanni, Piscinola, come le altre località vicine, esprimeva una spiccata tendenza autonomistica, divenendo, come si è detto, "Casale".
Nascevano in quel periodo anche delle primordiali forme di assistenza ai cittadini indigenti, come l'"Estaurita": termine greco derivante dalla parola Stauros, ossia luogo dove era esposta la croce. Di origine laico-ecclesiastica, l'Estaurita esprimeva una capacità di amministrarsi autonomamente nei confronti del Clero, fornendo l'assistenza e i beni primari ai bisognosi: curava gli infermi, dotava di una dote le fanciulle povere da maritare, consolava i familiari dei moribondi, seppelliva i defunti, ecc. Il governo dell'Estaurita era guidato da due o tre membri estauritari (chiamati anche Maestri), eletti di anno in anno dagli uomini del Casale.
Queste forme di aggregazioni civiche (Casale ed Estaurita), già presenti nel periodo medioevale, dimostrano che all'epoca esisteva in questa zona un sistema politico-amministrativo molto più vicino al modello comunale, che si andava affermando in quel periodo nell’Italia centro-settentrionale, che non a quello monarchico, tipico delle regioni meridionali. Gli uomini del Casale, poi, si radunavano al suono delle campane nella piazza principale di Piscinola, davanti alla Chiesa del Salvatore, per discutere dei problemi riguardanti la loro comunità, non dissimilmente da quanto facevano, in quel periodo, i Comuni del centro-nord.
Nei secoli seguenti, con l'avvento degli Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Austriaci, Francesi e Borboni, Piscinola continuò a difendere la propria autonomia, preferendo essere dichiarata Casale Demaniale Regio, piuttosto che feudale, per non sottostare ai dispotismi baronali dell’epoca, che imponevano ingenti tasse, in base ai "fuochi", cioè ai nuclei familiari. I "Casali Demaniali Regi" dipendevano, infatti, solo e direttamente dal Re, ricevendo gli stessi privilegi della Capitale.
L’autonomia fu difesa diverse volte, come nel XVII secolo, contro i Viceré spagnoli. In particolare, il 15 giugno del 1637, gli abitanti del Casale di Piscinola si sollevarono compatti, insieme a quelli di altri circa 30 Casali di allora, contro il Viceré don Ramiro de Guzman, duca di Medina, che voleva vendere i Casali aiBaroni; il Viceré voleva cedere il Casale di Piscinola al principe di Cardito. Nel 1679 i piscinolesi si "riscattarono", ossia pagarono al Viceré l'importo equivalente richiesto per la vendita del Casale ai Baroni: con i proventi raccolti in una colletta pubblica, riuscirono a conservare lo status di "Casale Demaniale Regio", quindi a rimanere nel Regio Demanio. Non sappiamo con certezza in quale anno poi divenne "Università", ossia realtà civica in grado di amministrarsi autonomamente.
Durante l'amministrazione francese di Giuseppe Bonaparte (1806-1808) e di Gioacchino Murat (1808-1815), Piscinola fu trasformata in Decurionato, eleggendo un proprio Sindaco. Con la restaurazione borbonica, avvenuta nell'ottobre 1815 e con la nascita del Regno Delle Due Sicilie nel 1816 divenne Comune autonomo. Il primo gennaio 1866, il re d'Italia Vittorio Emanuele II sancì l'abolizione del Comune di Piscinola e la definitiva annessione del suo territorio alla città di Napoli, prima come "Villaggio" e poi, come "Frazione", al vasto quartiere napoletano di San Carlo all'Arena.
Con la creazione delle Circoscrizioni comunali, avvenuta agli inizi degli anni ottanta, Piscinola, insieme a Marianella, fu una delle 20 amministrazioni circoscrizionali con le quali fu suddiviso il territorio del Comune di Napoli. Dal 2005 appartiene, come si è detto, alla VIII Municipalità di Napoli.
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